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Molossoidi, alimentazione e vita di questi cani nell’antichità

I molossoidi sono una famiglia di razze canine selezionate per la loro forza e resistenza e affondano le loro radici in tempi antichi, dove venivano allevati secondo utilizzi ben precisi.

Indice

Prime opere sulla nutrizione del molossi

Riguardo la loro alimentazione si scriveva già dai tempi dell’antica Roma in diversi manoscritti denominati “De Re Rustica”, titolo con cui sono conosciuti e raggruppati vari trattati di agronomia del mondo latino.

In particolare tra questi libri ce ne sono due che riportano alcuni suggerimenti su come alimentare queste razze al meglio, per quella che era la conoscenza dell’epoca, ovvero: 

  • Il trattato di Marco Terenzio Varrone, in genere conosciuto come “De re rustica”. Considerato il più erudito dell’Impero.
  • L’opera di Lucio Giunio Moderato Columella, sempre con il titolo “De re rustica”, suddivisa in dodici libri costituisce il più importante trattato di agronomia dell’intera antichità, dove non si parla solo di agricoltura ma più in generale delle scienze agrarie (ritenuta una specie di Bibbia per secoli)

Il “De re rustica” di Columella, per l’esposizione logica e organica degli argomenti, per la trattazione approfondita delle pratiche agricole, sostenuta dalla sua vasta esperienza di appassionato agricoltore e per lo stile colto ed efficace, resterà un modello insuperato e un punto di riferimento per i secoli seguenti. Ancora agli inizi dell’800 il famoso agronomo dell’ateneo bolognese Filippo Re giudicava questo trattato il più importante, per il progresso dell’arte agraria, fra tutte le opere greche o latine.

Cosa mangiavano una volta i cani molossoidi?

Consideriamo però che lo spazio dedicato a questi cani e alla loro alimentazione è davvero molto limitato, poche parole all’interno di interi volumi. Tuttavia i sopraccitati scrittori hanno trattato questo aspetto, soprattutto il Columella che addirittura stila una vera e propria classificazione dei differenti tipi di cane. Riportiamo qui a seguito quanto abbiamo trovato riguardo l’alimentazioni di questi cani al tempo dei Cesari.

Marco Terenzio Varrone (116 a.C. – 27 a.C.):

«I cani da pastore devono essere di grande mole, con occhi neri o giallastri, testa grande e del pari grandi e pendenti le orecchie, cervice e collo grossi, arti diritti o torti all’infuori piuttosto che in dentro (potius variis quam vatiis), piedi larghi con unghie dure e ricurve, coda grossa, ampia apertura della bocca, latrato profondo, aspetto generale leonino; il colore preferibile è il bianco, perché più facilmente visibile nell’oscurità. Per evitare che siano feriti da bestie feroci, si dotano di un collare di cuoio duro munito di chiodi sporgenti».

Il loro alimento è più vicino a quello dell’uomo che non delle pecore: si cibano infatti di tutto ciò che è commestibile e di ossi, non di erba o fronde, ma bisogna somministrare anche pane d’orzo bagnato nel latte. Si deve invece evitare che mangino la carne di pecore morte, perché allettati dal sapore non siano portati a riprovarlo in quelle vive.” NDR, osservazione fatta perché spesso i proprietari di ville possedevano anche bestiame nelle adiacenze delle abitazioni.

Lucio Giunio Moderato Columella (4 d.C -70 d.C.):

“I cani per i servigi che offrono sono fra i primi animali che l’agricoltore deve comprare e allevare. Ne esistono di tre tipi: il primo, il cane da cortile, che protegge la villa e le adiacenze dalle insidie degli uomini (villaticus), il secondo che custodisce le stalle e il bestiame al pascolo (pastoralis) e il terzo che serve per la caccia (venaticus), attività che non solo non giova affatto all’agricoltore, ma anzi lo svia e lo rende svogliato nel suo lavoro».

“Il cane da guardia deve essere di grande taglia, di struttura quadrata, con testa grande, orecchie pendule, occhi neri o glauchi, spalle e petto larghi, arti brevi con unghie ben sviluppate; con il suo latrato, potente e sonoro, e con la sola sua vista deve incutere spavento ai malintenzionati, di indole né troppo mite, perché farebbe amicizia anche con i ladri, né  troppo truce e crudele, perché potrebbe assalire anche le persone di casa. Non importa che sia pesante e poco veloce, dato che deve sempre stare in luoghi chiusi, dove le distanze sono brevi e non vi è bisogno di slanciarsi di corsa.”

Il Columella precisa poi sul colore del mantello: “Il colore da preferire è il nero per il cane da guardia, perché di giorno ha un aspetto più terribile e di notte può avvicinarsi con più sicurezza all’insidiatore, e il bianco per quello da pastore, perché molto diverso dal mantello delle bestie selvatiche e, specie con l’oscurità, il pastore non corre il rischio di colpire le pecore al posto delle fiere.

E continua in merito all’alimentazione, paragonando quella del cane da guardia a quella del cane da pastore: “L’alimentazione è simile per le due categorie: farina d’orzo e siero o pane di farro o di grano ammollato nell’acqua di cottura delle fave.”

Come vivevano i cani molossoidi nell’antica Roma?

I Romani fecero largo uso di grossi cani da guardia, nelle ville dei Patrizi ed in qualunque edificio che ne richiedesse la loro sorveglianza. Tenuti il giorno legati alla catena e di notte liberati, come consigliava anche Catone. Cani forti e coraggiosi, dalla grande aggressività, utilizzati dai soldati anche per la guardia agli accampamenti e nei combattimenti. Alla scuola gladiatoria di Capua infatti questi grossi cani venivano addestrati alla vita di guerra (con tanto di armatura) ed al combattimento nelle arene, sia contro uomini che animali di ogni genere.

molossi antica roma

Pare che a Capua questi molossi venissero pure allevati in modo da poter essere subito addestrati ed abituati alla vita militare. Una vita tutt’altro che semplice e che richiedeva un apporto nutrizionale piuttosto elevato.

Com’erano i molossi ai tempi dell’antica Roma?

Sempre restando ai tempi dell’antica Roma possiamo prendere a icona dei molossi di quell’epoca il mastino napoletano. Razza chiamata ufficialmente così solo dal 1949 (a seguito di un programma di recupero della razza), ma fino ad allora sempre chiamato volgarmente “mastino” o in maniera dialettale “o cane ‘e presa”.

cane molosso

Già allevato dai Romani come grosso e feroce cane da guardia, o per tutti quei compiti che richiedevano forza e tempra, per cui con caratteristiche fisiche e per un utilizzo ben precisi. E’ probabilmente una delle più antiche testimonianze di selezione ed allevamento di razza canina, anche se con un concetto totalmente differente da quello attuale.

Discendente dai grossi molossi che accompagnavano le legioni Romane (e per secoli fedele cane da guardia nei poderi e nelle masserie nell’entroterra Partenopeo e Campano), era quasi estinto tra la prima e la seconda guerra mondiale, letteralmente decimato. Ne erano sopravvissuti infatti solo pochi esemplari rustici, dominanti e di grande attaccamento al padrone, dai quali ripartirono i primi appassionati con la selezione, salvando così dall’estinzione questa antica razza.

Al giorno d’oggi è selezionato in una versione più pesante di quella antica, ma resta comunque una delle razze più antiche al mondo. Sicuramente un cane non per tutti, ma dal fascino indiscusso e particolare, non a caso definito da tanti esperti “monumento vivente della moderna cinofilia”, data la sua forte storicità. Testimonianza storica vivente, tra storia e leggenda, dei molossi ai tempi dell’antica Roma.

Ma i cani molossoidi devono mangiare solo carne?

Arrivati ai giorni nostri possiamo tranquillamente dire di no, anche se fino a non troppo tempo fa era credenza diffusa che questi grossi cani dovessero come un tempo mangiare solo carne, quasi che la grossa mole li rendesse completamente diversi dagli altri cani. Possiamo però facilmente constatare che la descrizione del Columella (forse la più dettagliata sui grossi cani molossoidi dell’epoca), rispetto a quello che dovevano mangiare, è quella che più ci fornisce importanti elementi a riguardo. 

Dalla ricerca invece è facile dedurre come al contrario questi cani, dalla possenza fisica straordinaria, abbiano mangiato per secoli (se non millenni) quasi esclusivamente cereali come alimento base della dieta, soprattutto orzo e farro sotto forma di farina o pane, e latte o siero di latte e poco altro. Per cui ben lontani dagli attuali prodotti destinati all’alimentazione del cane dove le varie diete “grain free” (prive di cereali) vengono definite e proposte come primordiali, ancestrali o di ritorno alle origini.

Noi di FEED-0 riteniamo quindi che all’interno della dieta di questi cani sia consigliabile mantenere una parte cerealistica alternata a una parte di proteine e grassi animali, ovviamente entrambe di alta qualità. Per l’alimentazione dei cani di tipo molossoide consigliamo l’utilizzo del nostro “Molossi & Bull”, particolarmente indicato per questi soggetti dalle importanti masse muscolari e con articolazioni spesso sollecitate dalla non trascurabile stazza, di sovente con cute e mantello particolarmente sensibili.

Un alimento “Dual Protein” per una risposta nutrizionale specifica, con una crocchetta dalla particolare forma (appositamente studiata per loro), a base di maiale e pesce azzurro come uniche proteine animali. Due fonti proteiche ad alto valore biologico che si sono dimostrate un valido supporto nell’alimentazione dei cani di tipo molossoide, l’una per il buon mantenimento delle masse muscolari e l’altra per il mantenimento di una cute sana ed un mantello in condizioni eccellenti.

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