Come ti sei avvicinata ai mastiff?
Durante l’infanzia leggevo spesso un’enciclopedia di animali e mi ero molto interessata all’alano e al san bernardo. Inoltre, guardando i cartoni animati, mi ero affezionata a Nebbia, il cane di Heidi, ma anche a Belle e Sébastien.
Da piccola ho avuto in casa prima un pastore tedesco e poi una labrador, una cagna molto giocherellona alla quale mi legai tantissimo: all’epoca il labrador era poco diffuso in Italia, c’erano solo tre allevamenti. Anni dopo, accompagnai mia mamma in una pensione per cani e incontrai per la prima volta due mastiff, una razza della quale nemmeno sapevo l’esistenza.
Fu amore a prima vista: entrai nel loro box e loro mi si avvicinarono pian pianino fino a sdraiarsi ai miei fianchi. Era proprio il cane dei miei sogni: anzi, molto più bello! Dopo una settimana, riuscii a mettermi in contatto con la loro padrona che mi fece sapere i pochi allevamenti dove all’epoca si trovava tale razza. Nel giro di un anno ottenni il mio primo mastiff, una femmina di nome Althea. Col tempo, la mia passione per questa razza crebbe e quando Althea se ne andò avevo già altri quattro mastiff.
E ai labrador?
Mia madre era una parrucchiera, ma nel tempo libero faceva anche l’allevatrice amatoriale di labrador. Quando ero studentessa fuorisede, ogni volta che ritornavo a casa aiutavo mamma con i cani e con le cucciolate. Da allora mi occupo anche di questa razza.
Quando hai deciso di fare della tua passione un lavoro?
A differenza di mia madre, che rimase sempre allevatrice amatoriale, a 21 anni decisi di intraprendere l’avventura di allevatrice professionista. Quindi, presi prima l’affisso ENCI (ossia la denominazione di un allevamento riconosciuto dall’Ente Nazionale Cinofilia Italiana) e nel 1998 mi iscrissi all’albo degli imprenditori agricoli, dopo aver sostenuto un esame alla provincia e dimostrato i requisiti necessari: far nascere almeno 30 cuccioli all’anno e avere non meno di 5 fattrici.
Dal 2017, grazie al cambio delle normative, faccio nascere meno di 30 cuccioli annui poiché, per vicissitudini personali, sono rimasta ad occuparmi dell’attività da sola. In particolare, nel 1993 iniziai ad allevare labrador, mentre due anni dopo decisi di dedicarmi anche ai mastiff.
Dico sempre che aprire un allevamento è un’avventura, perché servono tanto coraggio e grande perseveranza: avendo a che fare con esseri viventi, quasi nulla va secondo i piani e bisogna sempre essere pronti agli imprevisti. Senza contare che il coinvolgimento emotivo è grande e, personalmente, ogni volta che un cane sta male o muore, ne soffro molto. Qualcuno può pensare che l’allevatore sia distaccato emotivamente perché davanti a tanti cani uno vale l’altro, ma ogni cane ha dietro di sé una storia e rappresenta un capitolo della mia vita.
Hai mai avuto problemi a gestire un cane?
Ti racconto un episodio. Anni fa una famiglia comprò un mastiff dall’America, di nome Biff, ma in seguito lo abbandonò in una pensione. Venne quindi preso in carico da un addestratore, che lo fece diventare un cane da difesa, snaturandolo. In seguito, Biff fu venduto a una facoltosa famiglia ligure, che lo impiegava come sorvegliante.
Una sera, però, Biff aggredì il marito mentre rincasava. Il cane, infatti, non aveva riconosciuto l’uomo che di solito era assente per lavoro. Per fortuna, il padrone non subì ferite gravi, ma la famiglia portò Biff al canile, forse addirittura per abbatterlo. Venni quindi contattata e decisi di prenderlo in carico.
Con me era tranquillo, perché evidentemente aveva riconosciuto in me la figura a cui obbedire; ma appena vide mia madre si mostrò aggressivo nei suoi confronti. Quindi, lo iniziammo a tenere in un recinto al quale solo io mi avvicinavo. E quando si ammalò di leishmaniosi, non fu possibile curarlo perché egli, abituato a sputare le esche, rifiutava le pasticche, e di conseguenza se ne andò nel giro di un anno.
Fu un’esperienza difficile, durante la quale ebbi molta paura, ma che mi ha insegnato tanto: in primis, che il mastiff non può essere snaturato, perché poi diventa difficile riportarlo alla sua natura originaria. Egli è come un guerriero in congedo: di norma è pacifico, ma nel momento del pericolo può diventare impulsivo.
Quindi, se non ho capito male, l’errore in quel caso è stato addestrarlo?
Esattamente. Addestrarlo significa incentivarlo a sviluppare le sue capacità fisiche e renderlo più reattivo, di conseguenza egli reagirebbe ad ogni stimolo e perderebbe il suo autocontrollo. Sconsiglio caldamente ai proprietari di portare i mastiff in centri di addestramento per rottweiler o razze simili, perché altrimenti avrebbero a che fare con un cane tra i 70 e i 100 kg con una muscolatura notevole, il che mette a rischio l’incolumità dei proprietari.
Qual è l’alimentazione ideale per un mastiff?
In teoria, l’ideale sarebbe la carne, anche per preservarne la muscolatura. Purtroppo, è un alimento costoso, che non tutti possono permettersi, e il mastiff ne richiederebbe grandi quantitativi, insieme a integratori e altri nutrienti. Per questo, io e altri allevatori somministriamo alimenti secchi, prestando grande attenzione alla quantità e al giusto mix nutrizionale.
Da una parte, bisogna evitare che il cane sviluppi una muscolatura eccessiva o ingrassi; dall’altra, uno sbagliato equilibrio di sostanze nutritive può portare a carenze alimentari. Il mastiff, per via della sua muscolatura, soffre spesso di infiammazioni e stress articolari; perciò, l’attenzione al cibo e alle cure è essenziale.
Come si comporta in casa? È adatto a chi vive in appartamento?
Nella mia esperienza, il mastiff dentro casa è tranquillissimo e si adatta rapidamente alla vita domestica. Anzi, quando dorme è come se fosse assente! Mentre altri cani di taglia grande, come il labrador, essendo per natura lavoratori, si annoiano quando sono fermi e devono essere indirizzati a fare qualcosa prima che possano causare danni, il mastiff è un cane da guardia, e quindi avverte sempre il dovere di proteggere la casa e i suoi proprietari.
L’ambiente domestico è pertanto ideale per lui: egli, dentro casa, si sente privilegiato, come se ne fosse il padrone. Poi, naturalmente, è sempre buona pratica portarli all’aperto almeno tre volte al giorno.
Come si comporta dal veterinario?
Sono tranquillissimi e accettano ogni cura o accertamento senza battere ciglio. Io, ai miei, non ho mai messo neppure la museruola. L’unico problema può essere il prezzo, che varia in base al peso dell’animale, ma credo che le maggiori spese siano abbondantemente compensate dall’affetto e dalla devozione che il mastiff ci riserva.
Che rapporto ha il mastiff con i bambini?
Posso raccontare l’esperienza che ho avuto sia con mio figlio che con i figli dei miei clienti. Il mastiff, animale molto più sensibile della media, percepisce la vulnerabilità di un bambino rispetto a un adulto, anche per via della sua bassa statura. Per questo, non lo aggredirà mai, anzi lo tratterà come se fosse un suo cucciolo, accogliendolo nel suo branco e mostrandosi molto protettivo.
A chi lo consiglieresti?
Penso che il mastiff sia principalmente un cane per famiglie: fin da subito si affeziona visceralmente alle persone con cui è a contatto, e se vive in un ambiente con più persone, quale appunto quello familiare, si sentirà ovviamente legato a più soggetti.
Se vive con una persona sola, invece, finirà inesorabilmente con il creare una relazione morbosa in estrema simbiosi con questa, con tutte le conseguenze del caso: qualora nel rapporto cane-padrone subentrasse un terzo – ad esempio un ospite – il cane sarebbe geloso e diffidente con quest’ultimo. Pertanto, ogni volta che una persona che vive da sola prende un mastiff, consiglio di affidarne le cure a un altro individuo, al fine di evitare tali inconvenienti.
Hai mai fatto fare pet-therapy ai mastiff?
Certo, finora sono l’unica allevatrice di mastiff in Italia ad averlo fatto. Proprio per il suo particolare feeling con l’umano, egli è ideale a tale scopo. È un dato di fatto che molto spesso i cani grandi aiutino l’uomo nei momenti di difficoltà. Celebre è la storia di un cavaliere che combatté nella Battaglia di Azincourt, il cui mastiff restò quattro giorni a proteggerlo in quanto gravemente ferito, salvandogli la vita.
Ho fatto pet-therapy in scuole, centri diurni e varie strutture RSA: in queste ultime, in particolare, i pazienti si affezionano subito al mastiff, che per la sua grandezza infonde in loro sicurezza e protezione. Non solo: per via del suo grande muso, guardandolo sembra quasi di osservare una persona, e il cane, grazie alla sua sensibilità, può riuscire anche a percepire il tuo stato d’animo. Il mastiff è peculiare, tra l’altro, rispetto ad un cane di taglia piccola: quando coccolato dà una sensazione più “fisica”, appunto di protezione.
Continua a seguirci su feed-0.it.