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Hachiko, la storia vera di un Akita speciale

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Chi non conosce Hachiko, il cane che dal Giappone ha fatto commuovere il mondo intero? Gli Akita inu, non a caso, sono molto apprezzati per il forte sentimento di lealtà che li caratterizza. I nome in giapponese significa “grande cane”, e in effetti sotto al fitto manto peloso nascondono un grande cuore…

Indice

Una vicenda commovente

Forse non tutti sanno che Hachiko nacque ben cento anni fa a Ōdate, nel lontano Giappone. E, dopo tutti questi anni, la sua storia non è stata dimenticata, anzi: il ricordo di lui e della sua fedeltà è vivo più che mai.

Quando Hachiko era ancora un grazioso cucciolo di due mesi fu adottato da Hidesaburō Ueno, agronomo e docente presso l’Università Imperiale di Tokyo.

Per recarsi a lavoro, il professor Ueno doveva raggiungere tutti i giorni l’affollatissima stazione di Shibuya, nel centro di Tokyo.

Hachiko, rivelando tutto il suo affetto per il padrone, non solo lo accompagnava tutti i giorni, ma, puntuale come un orologio svizzero, tornava anche ad attenderlo in prossimità dei binari alle 17:00, quando Ueno arrivata con il treno di ritorno.

Le loro giornate si sono alternate a questo ritmo finché improvvisamente, il 21 maggio del 1925, un malore fatale colse il professor Ueno proprio durante una lezione. Hachiko si recò in stazione ad aspettarlo come sempre; ma, purtroppo, dopo una lunga ed inutile attesa, non arrivò nessuno.

Foto: Yura Ryzhov, da Unsplash.

Un legame indissolubile

La fedeltà e l’amore di Hachiko non avevano limiti. Per ben dieci anni il giovane Akita ha continuato a recarsi ogni giorno alla stazione di Shibuya, sempre alla stessa ora, nella speranza di poter rivedere l’amico.

Col passare del tempo, un’intera stazione adottò Hachiko: dopo essersi accorti della sua presenza, infatti, i pendolari hanno iniziato ad accudirlo e a dargli del cibo.

A poco a poco la fama di Hachiko raggiunse tutto il Giappone: molte persone andavano di proposito a Shibuya solo per incontrare Hachiko, coccolarlo e fargli qualche carezza!

Il cane non si arrese mai alla scomparsa del padrone e, imperterrito, continuò ad aspettarlo fino al giorno della sua morte, l’8 marzo del 1935. Il corpo di Hachiko, ritrovato nei pressi della stazione, oggi è conservato imbalsamato al Museo Nazionale di Natura e Scienza di Tokyo, mentre alcune delle sue ossa furono deposte nella tomba del professor Ueno.

Ancora oggi, all’anniversario della sua morte, alcuni gruppi di amanti dei cani organizzano delle cerimonie per ricordare questo esemplare di Akita straordinario.

Non solo: la statua dedicata ad Hachiko nei pressi della stazione di Shibuya è divenuta una vera e propria meta di pellegrinaggio che mantiene in vita la leggenda di un cane unico nel suo genere.

Hachiko al cinema

Se oggi il mondo intero conosce questa vicenda meravigliosa, è soprattutto grazie ai film ispirati dal profondo legame fra Hachiko e il Professor Ueno.

Nel 1987 il regista giapponese Seijirō Kōyama decise di portare l’incredibile storia di Hachiko al cinema con il film Hachikō Monogatari.

Il successo di questa pellicola fu tale da determinare la fortuna dello studio cinematografico Shochiku Kinema Kenkyû-jo!

Tuttavia, il film che ha reso Hachiko e Ueno veramente indimenticabili è Hachiko – Il tuo migliore amico, diretto da Lasse Hallström nel 2009.

In questo film il padrone di Hachiko è il professore di musica americano Parker Wilson, interpretato dal celebre Richard Gere.

Quando Parker muore, diventa Hachiko il vero protagonista della vicenda. Con grande abilità, il regista mette in risalto i sentimenti di un animale ferito, che resta fedele per tutta la sua vita.

L’intimità che si crea nel rapporto tra cane e padrone è così profonda da superare i confini della realtà. Dal film emerge che tutti i nostri fedeli amici a quattro zampe, in fondo, sono come Hachiko: sempre pronti a sacrificarsi per starci vicino ad ogni costo.

Akita giapponese… ma anche americano!

Hachiko era un esemplare di Akita giapponese dal pelo chiaro, una razza che vanta una storia secolare. Infatti, gli antenati di Hachiko popolavano il Giappone già nel 1600 ed erano per lo più cani di piccole e medie dimensioni.

In seguito ad alcuni incroci con razze come i Tosa e i Mastiff, crebbero in peso e statura: un maschio tipico di Akita giapponese può raggiungere 45 Kg di peso.

Foto: Mikhail Vasilyev, da Unsplash.

Nell’Ottocento era frequente l’utilizzo degli Akita come cani da combattimento, ma fortunatamente agli inizi del secolo successivo si vietò la pratica della lotta canina.

Tuttavia, proprio durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Akita e altre razze di cani incominciarono ad essere impiegate per produrre pellicce. Gli unici cani sottratti a questo barbaro destino erano i pastori tedeschi, usati invece per scopi militari.

Ecco perché i proprietari degli Akita, determinati a salvare la vita dei loro cani, decisero di iniziare ad incrociarli proprio con i pastori tedeschi.

Dopo la fine del conflitto, molti esemplari incrociati furono portati negli Stati Uniti da alcuni membri dell’esercito americano che si erano innamorati di loro.

E fu così che si sviluppò la razza degli Akita Americani. Fisicamente sono simili agli altri, ma più grandi – arrivano anche a 60 Kg! – e di solito abbaiano di più. 

Le caratteristiche di fondo però non cambiano: restano comunque dei cani molto rispettosi del padrone ed estremamente fedeli, proprio come il leggendario Hachiko che, con la sua storia, ci ricorda l’importanza di una delle amicizie più antiche e sincere: quella fra uomo e cane.

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